Mi sono lasciata abbindolare dalla dicitura "l’Agatha Christie indiana" sulla copertina.
Per fortuna l’ho preso in biblioteca.
La parte iniziale non è neanche malaccio.
Ad un certo punto però mi sono chiesta quando avrei trovato un omicidio, perché fino due terzi del libro non si vede ombra di delitto.
Un altro particolare che mi ha un po’ disturbato è stato che l’autrice, giustamente, ha usato tanti termini in lingua indiana. Il problema è che ce ne sono davvero tantissimi e, non se sia stata un’idea sua o della casa editrice, è stato messo un glossario in fondo al libro e non delle note a piè pagina. Così per sapere il significato di queste parole si fa avanti e indietro non so quante volte.
La trama in sé sarebbe stata carina: un assassinio in una casa isolata da una tempesta di pioggia e un’investigatrice molto acuta, tutto farcito da cibo gustoso e particolare.
Però l’investigatrice non mi è piaciuta molto, molto sulle sue, non dice niente alla sua "aiutante" e alla fine lei sapeva già da tempo chi era il colpevole.
Gli altri personaggi sono solo abbozzati e a me è sembrato mancasse loro qualcosa.
In più i nomi sono difficili da ricordare, così diversi dai soliti John e Kate dei triller anglo-americani.
Per tirare le conclusioni, mi ha deluso.
E pensare che a me ispirava la copertina .. ma se commenti così mi sa che passo oltre ..
RispondiEliminasi...la copertina ispirava anche a me,...ma visto il commento lascio perdere :P
RispondiEliminama magari a voi piace...
RispondiEliminaperò non illudetevi di trovare un'altra Aghata Christie!